Un tuffo nella realta' televisiva (e gia' questo e' un ossimoro) italiana contemporanea: Sanremo l'ha vinto tale Carta Marco, nato a Canale 5 da padre incerto e mamma De Filippi.
Si celebra cosi' un trionfo mediatico, si consuma una faida, si tenta il colpo gobbo.
Il trionfo mediatico e' quello della De Filippi e della sua fucina di fenomeni da baraccone. E' il trionfo di questa TV che partorisce personaggi nella maniera piu' laida e cheap possibile, mediante spaccati di vita recitata che ci spacciano per vissuta, e speriamo non sia vera. Mediante la messa in scena di dinamiche viziate, sceneggiate terra-terra, spettacoli che semplificano fino a banalizzare e rendere masticabili anche alle larve la quotidianita' di sentimenti e situazioni.
Una volta c'erano i fotoromanzi su Grand Hotel, adesso c'e' il saponificio di Amici, Uomini&Donne e via dicendo, con l'aggravante (ma e' solo la conseguenza della modernita') che ora il laidume non termina in dieci pagine di foto patinate ma straborda nei tempi e nei media nel tentativo di farlo trasmutare in cultura pop.
Ma e' solo marketing pop per ragazzini opportunamente educati ed ammaestrati.
La faida e' con X-Factor, reo di aver piazzato (sempre per marketing, non per talento) una numero uno in classifica dal basso dei suoi minori ascolti. Reo di aver fallito la' dove Amici non aveva mai avuto successo. Reo di essersi guadagnato l'etichetta di talent-show autentico, di qualita', per un pubblico colto; contrapposto ad Amici: pecoreccio, per masse idiote, trash. E alle provocazioni si risponde, e una lobby di potere come quella della De Filippi reagisce sparando grosso, col Festival della Canzone Italiana.
Vale la pena notare come ieri, almeno per quel che ho visto io, l'antagonista Ventura sia riuscita a parlare di Sanremo per un bel po', senza mai nominare il vincitore.
Il colpo gobbo, infine, e' quello di imporre sul mercato (perche' questo e': un mercato) il marchio di Amici, la faccetta pulita di Carta Marco, l'immagine di una De Filippi talent-scout, un po' mamma un po' manager di una gioventu' bella e pulita.
Di sdoganare tutto il pacchetto, cambiargli le luci, rifargli il trucco. Scartavetrare la patinatura da soap opera e spennellare il tutto per farlo rassomigliare a quell'entertainment maturo, deciso, d'alto bordo dei salotti buoni.
E siccome all'italiano piacciono le storie a lieto fine, quelle epopee un po' tragiche un po' eroiche in cui il debole trionfa all'ultimo secondo, e' facile fargli bere tutto questo. E nessuno nota la fatalita' con cui la cerimoniera della vittoria di Carta e' proprio la sua mamma televisiva, nessuno nota come il trio dei finalisti sia stato cucito apposta per rendere fatale (e digeribile) il trionfo di Carta. Nessuno si pone il dubbio che questa consacrazione di Carta sia stata, per l'appunto, scritta sulla carta, mesi fa.
lunedì 23 febbraio 2009
A me il Festival e' piaciuto, pero'...
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