C'è tutta una fetta di vite di persone che mi passa accanto, mi sfiora ma non mi tocca. Se le osservo e' un po' come guardare la televisione, o un acquario.
Mi sfiorano, queste vite, per i nomi conosciuti, i luoghi noti, le situazioni familiari.
Si tratta di anime che in passato hanno incrociato la mia strada; con alcuni ci siamo semplicemente persi di vista, con altri c'e' un (sicuramente) mutuo disinteresse, con altri ci si e' lasciati e mi piacerebbe che ci fosse rammarico ma mi pare che non ce ne sia, neanche da parte mia.
Me ne sono accorto, che ci stanno questi squarci di realta' parallela, per via di un caro amico che e' partito all'avventura e a cui auguro di portare a casa l'idolo d'oro.
Un tempo avrei agognato come l'aria di avere una parte nella sit-com, per il solo fatto che se qualcuno fa qualcosa allora deve essere fico e cazzo in quel circolo d'eletti ci voglio entrare. Per fortuna i 15 anni passano.
Mi chiedo se le mie cose, viste dall'esterno in quel modo li', abbiano lo stesso aspetto sciatto e vuoto, lo stesso sapore stantio. Persone piccole, adulazioni e sudditanze, macchiette d'uomo e maschere, muoversi in circolo in un microcosmo inutile e ripetitivo.
E rivolgendo questo sguardo tetro all'indietro mi rendo conto che prendere le distanze dalle proprie paludi non basta, bisogna romperle.
Una palude e' una bella cosa, se ti piace sguazzare.
mercoledì 27 agosto 2008
Acquario
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